Mi sono chiesto cosa ci avrebbe detto don Luciano di fronte a questa guerra, a questo tempo così violento. Come ci avrebbe richiamato al vangelo di Gesù?
Sicuramente ci avrebbe indirizzato verso il Papa, verso le sue parole. Dice il papa:
la guerra è un sacrilegio che fa scempio di ciò che è più prezioso e sacro: la vita umana, l’innocenza dei più piccoli, la bellezza del creato (introduzione al libro: Contro la guerra, editrice Vaticana, pag. 8)
Il papa non ha solo denunciato, ha anche indicato alcune azioni che forse non possiamo fare direttamente, ma di cui possiamo essere testimoni. Alcuni pensieri da tenere nel cuore soprattutto per educare i più giovani a non combinare pasticci, a non far crescere l’odio. Elenco alcune sue affermazioni da non perdere:
- Abbiamo la memoria corta! Perché se avessimo memoria ricorderemmo cosa i nostri nonni, i nostri genitori, ci hanno raccontato e avvertiremmo il bisogno di pace così come i nostri polmoni hanno bisogno di ossigeno la guerra stravolge tutto è follia pura.
- Tutte le guerre “trovano la loro radice nella dissolvenza dei volti” (Tonino Bello). Quando cancelliamo il volto dell’altro allora possono sparare le armi: Se imparassimo davvero a metterci nei panni dell’altro, di quella gente colpita, di quei soldati (di qualsiasi fronte), delle loro famiglie… non saremmo tifosi di nessuna guerra.
- Chi ha armi, prima o poi finisce per usarle: “a che serve mostrare i denti? Non si può parlare di pace e poi fondare un’economia sul commercio di armi”. L’idea che la pace si ottiene con la deterrenza ha già mostrato il suo fallimento in questa terza guerra mondiale a pezzi che ora rischia di distruggere tutto. La pace non può essere un equilibrio di forze avverse. Può essere invece il frutto della giustizia e di un vero sviluppo umano.
- Il mondo non ha bisogno di parole vuote, ma di testimoni convinti, di artigiani della pace aperti al dialogo senza esclusioni o manipolazioni. Come ogni artigianato, è un processo che dura nel tempo, che richiede una paziente ricerca. Un impegno costante.
- C’è bisogno di tessitori di fraternità, che sappiano riconoscere la bellezza e la preziosità di tutti i fili. Solo chi sa tessere insieme le differenze, valorizzarle e accogliere sarà uno strumento di pace. Alle volte “possono sorgere incomprensioni e possiamo sperimentare delle tensioni: sono come dei nodi di questa tessitura della fraternità. Sono nodi che abbiamo dentro di noi, perché tutti simo peccatori. Tuttavia questi nodi possono essere sciolti dalla Grazia di Dio, da un amore più grande; possono essere allentati dal dialogo fraterno e dal perdono; dal portare i pesi gli uni degli altri e dal rafforzarsi a vicenda nel momento della difficoltà di ciascuno”.
Alle volte le tv ci rimandano queste parole del papa come fossero degli slogan. Ma lui li fonda su tre idee ben più chiare e profonde, dove possiamo incontrare anche don Luciano e quello che lui ci ha consegnato:
- non può dare pace chi non ha pace nel cuore
Dice don Luciano:
La pace la vogliamo, o Signore, ma Tu solo la puoi dare. Che pace daranno questa gente che ha l’animo in guerra e sconvolto dall’odio?
Vergine SS.ma illuminate quest’ora così oscura, con la luce del vostro materno sorriso, parlate all’anima dei vostri figli, di cose buone.
Strumento di pace, operatore di Pace diventa solo l’uomo libero dalla schiavitù del potere del piacere e dell’avere. Finché si rimane schiavi di questi poteri si usano falsità e astuzie per rimanere al potere e violenza e ingiustizia per moltiplicare l’avere, fino al disprezzo del bene di tutti pensando solo al proprio piacere.
Io di don Luciano ricordo e tengo nel cuore il gusto della coscienza di fare il bene: inevitabilmente ti viene il pensiero dell’invidia, o di volere essere o avere come o più di altri… o di pensare che fuori dalla via insegnata da Cristo… ci si diverte di più. Io ho conosciuto don Luciano nell’adolescenza… quando questi pensierini sono un po’ frequenti… difficile spiegare ad un adolescente che è più bello fare un sacrificio per il bene e per il Vangelo piuttosto che cogliere un successo o un piacere magari fuori dall’insegnamento evangelico. Ma questa grazia di “discernimento degli spiriti” si direbbe oggi, per cui la vera pace viene dalla vita buona a qualsiasi costo, fosse anche il martirio, e non dal fare ciò che ti conviene… questo GUSTO PER LA PACE DI AVERE OBBEDITO A CRISTO COME UNICO SIGNORE, credo che don Lucino ce lo abbia insegnato.
- La pace è sempre un dono di Dio da difendere lottando contro il peccato…
Un secondo elemento che troviamo molto presente nel Vangelo, sottolineato con forza da Papa Francesco e ben comunicato a noi da don Luciano è la consapevolezza che ogni peccato porta il male, la divisione, e, quindi la guerra! Anche gesti che apparentemente non centrano nulla con il tema della guerra hanno però il triste risultato di portarci lontano dalla pace del signore e di “accendere il fuoco” della rabbia, del risentimento… del percepire l’altro non come un fratello ma come un ostacolo. Quando TI STACCHI DAL PADRE… PERDI ANCHE IL FRATELLO! Gesù nella sera di Pasqua, quando dice “pace a Voi” dice proprio questo: vi offro un perdono smisurato, senza che lo chiediate, che lo meritiate; così vinco ogni peccato dandovi la possibilità di stare con Me nel Padre. Allora sì che non si accenderà più il fuoco che fa odiare. Più sei lontano più sei guerriero, o meglio “cainista”, come dice papa Francesco, acceso di odio per il fratello: operare per la pace significa lottare contro il peccato. Per questo che don Luciano parla di una pace armata:
La pace evangelica cui tendo è una pace armata.
Oggi chi vuoi essere di Dio deve difendere da tanti assalti la propria vita interiore. Attorno a noi il demonio tesse fili delicatissimi, un disegno intelligente che bisogna scoprire.
È Dio che ci ha chiamato a questa lotta e mi dice: “Io sono con te”.
La pace cristiana non si confonde con la tranquillità, è una pace combattiva, serenamente appoggiata a Dio
- … e da chiedere con supplica: riempimi del tuo spirito perché io mi converta!
La terza e ultima cosa che sento mi direbbe don Luciano di fronte alla guerra, come di fronte a tutte le varie calamità e i vari disastri è di fare silenzio e di pregare.
Ma non per una fede “magica” nella preghiera come se dovesse fare Dio ciò che tocca a noi. Certo, prego e invoco che Dio agisca, con il suo soffio delicato che “annienta i potenti” perché fa convertire. La preghiera fa convertire. Il silenzio fa convertire le logiche della nostra mente:
quando seguiamo quelle notizie di guerra che se le prendiamo sul serio ci tolgono il sonno, quando ci incontriamo con quelle immagini… bisogna che “questo severo incontro […] ci purifichi, ci converta e ci renda più seri, e soprattutto meno violenti nel pensare, nel parlare e nell’agire. Lasciamo che le tremende vicende del Medio Oriente [potremmo dire oggi: dell’est Europa] entrino nella nostra vita, non per uno sterile sconvolgimento psicologico, ma per stimolare un radicale cambiamento di mentalità”.
Infatti, “mentre sembra che tutta l’umanità si sta convincendo che l’unico intervento efficace per determinare il cammino della storia sia quello delle armi che uccidono i corpi e costringono gli spiriti, la fede nel mistero pasquale ci farà scoprire che l’intervento più efficace e decisivo, in tutte le situazioni, è quello di ricercare la propria e altrui conversione. […] Ciò che seduce gli uomini non solo è il potere delle armi ma qualunque altra forma di potere: politico, economico, culturale, religioso. E con il potere la forza. Il mistero pasquale che celebriamo nella Messa ci svela la salvezza che viene dal non potere […]. La potenza del non potere, la forza della debolezza, sono rivelazioni che si radicano profondamente nel mistero pasquale”.[1]
Davvero, che il duro incontro con la guerra, a cui ci costringono le notizie di questi giorni, ci faccia fare silenzio, ci porti a pensare in profondità che uomo voglio essere, cosa ha senso che io faccia, per cosa ha senso che io viva… così che le ambizioni, i poteri di vario tipo sempre ricercati da noi uomini, lascino lo spazio a quella forza della debolezza che don Luciano ci ha insegnato. La sua forza ha cambiato la nostra terra, ha consolato le nostre famiglie, ha fatto sì che noi trovassimo un senso alla vita e stessimo con speranza e grande fiducia anche di fronte alla morte.
Ma la grazia della CONVERSIONE, in questo senso radicale di cambiamento di mentalità, don Luciano ci ha insegnato che viene dalla forza della Spirito Santo, che dobbiamo saper pregare e chiedere, supplicare da bambini con un ardente desiderio che sia Lui, lo Spirito, a guidarci nel profondo. Ancora don Luciano:
Lo spirito di Gesù ha sempre un fine di pace, termina sempre nella calma e nella fiducia, non avvilisce mai, non appesantisce ma solleva. Anche in quelle prove in cui Dio purifica l’anima, rimane sempre un senso di pace, anche se la prova è molto dura.
Signore, dammi il tuo Spirito! Te lo chiedo con tutte le mie forze; riempimi del tuo Spirito Santo: Mi guidi nelle mie decisioni.
Don Paolo Marabini
[1] F. Mandreoli, Rileggere Pio Parisi: note su guerra e cristiani – SettimanaNews – 20 aprile 2022