Carissimo don Silvano,
anche se in ritardo ti invio alcune righe sulla figura di don Luciano Sarti e dell’importanza fondamentale che ha avuto nella mia vita. Scrivere di don Luciano è per me un dovere di giustizia e, allo stesso tempo, motivo do gioia. Non ho ricordi di fatti particolari o straordinari, a meno che non sia già straordinaria la sua vita di sacerdote vissuta nella fedeltà assoluta e quotidiana.
I miei ricordi su di lui risalgono a quando ero piccolo chierico in quel di Castello: servivo la S. messa negli Uffici funebri in genere al lunedì. Ricordo che noi chierici non servivamo volentieri la sua Messa perché più lunga. Ma capivo però che per lui era momento vissuto, importante. E poi dava, pur nella sua povertà, una mancia più generosa. Lo ricordo ancora in processione quando veniva a Castello la sua Madonna, con quel filo di voce, a differenza delle voci tonanti (con loro non occorreva l’altoparlante) di don Marocci e don Gubellini.
Da seminarista il Santuario era per me un momento di sosta abituale, e quante ore ho passato al pomeriggio durante le vacanze. E non mancava mai la presenza discreta di don Luciano e della sua mamma. Ricordo l’accoglienza, a suon di campane, quando una sera di fine agosto, venni con mons Luigi Galletti in pellegrinaggio a piedi, recitando il Rosario. E ricordo ancora il suo volto esterrefatto quando cadde in Processione a Castello l’immagine della Madonna del Rosario.
Ma di sicuro il momento più dolce e significativo per me fu la mia Prima Messa, dopo l’ordinazione sacerdotale in S. Pietro, il 7 settembre 1968, celebrata a Poggio davanti all’immagine della Madonna al mattino presto del giorno 8, in forma quasi privata (la prima Messa solenne sarebbe stata quella di Castello il giorno 15). Mi assistevano le due anime sante di don Luciano e di don Gubellini.
Sono legate poi al ricordo di. don Luciano le decine di volte in cui facevo tappa per confessarmi e per pregare. Trovavi don Luciano sempre disponibile e sorridente, pronto a comprendere e a consolare.
E lo ricordo quando per anni lo venivo a prendere perché ci guidasse, sacerdoti e laici, nella celebrazione del primo sabato del mese a Bertalia. Era sempre festa incontrarlo a Poggio, quando ti diceva accogliendoti: “Sei venuto a trovare la Madonnina!” e intanto inseguiva sua madre.
Lo ricordo figura forte e consolante accanto al vescovo Benito Cocchi al funerale del mio parroco don Nino Diolaiti. Don Luciano l’aveva preparato a un dolce trapasso. E ci consolò perché eravamo tristi, anche perché al momento della morte non c’era nessuno di noi, e ci disse. “Era solo con Maria, con Gesù. Se ci foste stati voi avreste reso agitato quel momento di pace e di grazia”.
Venne anche per il mio ingresso da Parroco in Bertalia.
Devo, in conclusione, ritenere una delle grazie nella mia vita l’aver incontrato per tanto tampo don Luciano. E di questo sono riconoscente.
Bologna
3 giugno 2003
Don Giuliano Gaddoni