Tutti sappiamo il delicato periodo storico che stiamo vivendo: pandemie, crisi economica, guerra… e probabilmente fatichiamo a capire il perché.
Tante sono le domande che possiamo farci per dare una spiegazione a tutto ciò, ma le risposte quali sono? O meglio ci sono delle risposte “convincenti”?
Abbiamo ripreso in mano le cronache del Santuario scritte da don Luciano per descrivere la Seconda guerra mondiale e in particolare il passaggio del fronte. Tralasciamo la narrazione di quei terribili giorni (chi lo desidera può leggere il libro: “Don Luciano Sarti e il suo Santuario – Cronache”) e vi proponiamo solo alcune sue considerazioni:
8 dicembre 1944
«Sono state tante le peripezie che tutti più o meno abbiamo attraversato, particolarmente dall’estate del 1944, fino ai tristi giorni del passaggio del fronte, e dopo, per queste zone, e tutte le famiglie potrebbero raccontare una loro storia di dolori, di incubi, di timori, di cose alle volte atroci, e sebbene alcuni miei confratelli hanno diligentemente segnato giorno per giorno la cronaca degli avvenimenti, ho voluto lasciare una breve memoria dei fatti in cui si è trovata coinvolta anche questa piccola Chiesa e la zona immediatamente circostante.
Potrebbe darsi anche che queste cose che a noi sono sembrate così grandi non lo siano più in avvenire, che nessuno sa che cosa ci possa riserbare.
Chi avrebbe detto che la guerra sarebbe passata di qui, dai lontani confini in cui si era iniziata? Non avremmo certo mai pensato di vedere le nostre città, i nostri paesi, i casolari, le Chiese, distrutte, che saremmo stati a contatto quotidiano con la morte, e ne saremmo scampati per un vero miracolo».
16 Aprile 1945
«L’ora terribile è passata, come un furioso uragano; abbiamo sperimentato che cosa è la guerra. Siamo come esseri redivivi che si rivedono, gli incontri sono commoventi. Il sergente Minghetti, venuto a vedermi, mi ha abbracciato commosso. Sì, siamo salvi per vero miracolo; ognuno ha qualcosa da raccontare, riguardo alla tangibile protezione divina di cui è stato oggetto; dovremmo tutti volerci bene.
Ma durerà molto questo senso di fraternità, che ora tutti sentono, dopo esser stati insieme nello stesso pericolo e nella stessa sventura?».
Mons. Vittorio Gardini, carissimo confratello e amico di don Luciano ci racconta cosa ha saputo e capito di ciò che ha vissuto don Luciano durante la guerra:
«Negli anni della invasione tedesca, nel 1944-’45, egli ha avuto delle sofferenze spaventose, come danno ma anche come eventi che lui non ha mai voluto raccontare, e quando io (avendo avuto la mia parte di croce) gli domandavo: “Raccontami quello che è successo, cosa ti hanno fatto…”, sembrava rabbrividire e tremare quasi. Allora non osavo chiedere delle spiegazioni».
Sempre leggendo le cronache del Santuario, troviamo che don Luciano, pur essendo terminata la Seconda guerra mondiale, è rimasto molto attento e sensibile al tema della “pace” e scrive ancora:
Maggio 1949
«La pace la vogliamo, o Signore, ma Tu solo la puoi dare. Che pace daranno questa gente che ha l’animo in guerra e sconvolto dall’odio?
Vergine SS.ma, illuminate quest’ora così oscura, con la luce del vostro materno sorriso, parlate all’anima dei vostri figli, di cose buone».
31 dicembre 1950 – notte
«Questa notte ultima dell’Anno Santo esteso al Mondo, per benigna concessione del S. Padre, che ne ha data facoltà ai Vescovi, nella nostra chiesina è stata celebrata la S. Messa alle ore 0,30.
Alle 23 è cominciata l’ora di preghiera alla Vergine SS.ma con la recita di tutto il S. Rosario, intercalato con tre discorsini.
Assisteva un numero discreto di buone persone, con devoto contegno. Per noi è stato doppiamente caro lo stringerci attorno alla Vergine Benedetta nelle ultime ore dell’anno, che in questa Chiesa ha visto tante belle manifestazioni di fede e venerazione alla Madonna, e anche il fiducioso rivolgerci a Lei per implorare su tutto il mondo e specialmente sui paesi da Lei visitati, il dono della pace e della sua materna assistenza.
Giornate gravi di presentimenti, rumori di guerra e di armi.
Il S. Padre invita alla preghiera.
È tanta la fiducia in Maria, Madre e Regina, che ci preserverà da flagelli orribili e dopo l’oscuro coprirsi del cielo, farà splendere serena pace. In te confidimus».
Maggio 1965
«Prosegue il mese di maggio, alla sera alle 20. La gente è molto scarsa. Mi sono raccomandato che si reciti il S. Rosario in famiglia. So che alcune lo fanno.
Dobbiamo pregare per la pace. Oscure nubi si elevano da tante parti. Il Papa ha inviata per questo una lettera enciclica».
Ottobre 1966
«Ogni sera abbiamo recitato il S. Rosario, in risposta all’appello del Papa Paolo VI per implorare la pace che è in grave pericolo; specialmente per i focolai di guerra accesi in Asia del sud (Vietnam)».
Ottobre 1973
«Il giornale ha portato la notizia che si sono riaperte le ostilità tra Israele e il mondo arabo. Si fanno tristi e preoccupanti pronostici per la pace del mondo. È necessario pregare».
30 novembre 1979
«Voci sinistre vengono anche dal paese arabo dell’Iran, dove hanno i rivoluzionari invaso l’Ambasciata degli S. Uniti, tenendo prigioniero tutto il personale – e creando una continua minaccia di interventi armati.
La Madonna, regina della pace, allontani anche questa volta l’orribile minaccia di guerra».
Potremmo concludere dicendo che pregare per la pace non è forse la risposta che vorremmo, ma è l’invito che anche oggi papa Francesco ci rivolge incessantemente e che tutti dobbiamo accogliere.
Sull’esempio di don Luciano affidiamo alla Madonna la nostra supplica e non smettiamo mai di credere e sperare nella sua materna assistenza.