Ho conosciuto don Luciano nell’autunno del 1970 e l’ho frequentato quasi una volta alla settimana fino al 30 ottobre del 1984. Poi l’ho rivisto solo due o tre volte, essendo stato mandato Parroco a S. Agata Bolognese: troppo lontano per continuare un rapporto assiduo.
Come Confratello
Frequentava sempre gli incontri con i sacerdoti nei ritiri vicariali. Era cordiale, gentile, dolce e sorridente con tutti noi, con una particolare venerazione per i presbiteri anziani o “autorevoli” come Mons Galletti o con il Can Amedeo Gubellini (suo Parroco Arciprete). Verso quest’ultimo aveva un rapporto di ubbidienza e collaborazione assoluti…meglio di un cappellano col proprio parroco (parlo di me). Oltre a partecipare ai ritiri, era disponibile anche a tenere a noi sacerdoti qualche meditazione durante l’anno. La cosa lo preoccupava un po’: si preparava per bene, scrivendo tutto, consultando il suo maestro spirituale, il Marmion, e poi con “timore e tremore” ci dettava la meditazione, quasi meravigliato che avessimo incaricato uno come lui.Erano meditazioni di grande respiro Ecclesiale e Cristologico, chiare, tradizionali, svolte con passione, umiltà, amore sincero. Terminava con un sorriso e un sospiro, come di chi porta a termine un lavoro faticoso, ma fatto col cuore. E’ per lo più nei ritiri vicariali – durante la concelebrazione- che l’ho osservato celebrare la S. Messa: la celebrava con profondo raccoglimento: non lasciava trasparire altro; io almeno non notavo altro. Aveva di tutti noi sacerdoti la massima stima e spesso me lo manifestava, parlando dell’uno o dell’altro confratello, colpito e ammirato dalle loro virtù cristiane e sacerdotali. Mi colpiva con quanta attenzione ascoltava conferenze, meditazioni, insegnamenti – li registrava spesso – e come al termine me ne parlava con entusiasmo, mentre lo accompagnavo a casa. Spesso ero d’accordo con lui: abbiamo partecipato assieme a stupende conversazioni tenute da don Rossetti sul celibato del Sacerdote, e da don Umberto Neri sul Vangelo dell’annunciazione. Spesso non ero d’accordo: certi discorsi di vari relatori erano per me poveri di contenuto, o esposti con poca chiarezza e ordine. Don Luciano sapeva cogliere perle ovunque e da chiunque e le metteva in evidenza con tale precisione da farmi capire come si deva “ascoltare” da credenti e come si deve cogliere la voce dello Spirito Santo anche sotto la scorza delle nostre umili parole e dei più contorti pensieri. Don Luciano amava anche, e molto, i Sacerdoti defunti: lo dimostrava soprattutto per come sapeva animare la “Congregazione Sacerdotale di Suffragio” (Pretina). Ci teneva moltissimo. Fu lui, con l’aiuto di Mons Vittorio Zoboli, a rinnovarne lo statuto e a guidarla come priore per diversi anni. Stupende erano le sue cronache (o verbali) di tali incontri. Non so verso altri sacerdoti, ma per me ha sempre avuto gesti di affetto e di bontà: una cartolina quando andava a Lourdes o a Fatima, un quadretto della Madonna di Poggio, un santino con una breve dedica, un libro con tutti i santuari d’Italia…un bicchierino di vov, un dolcino, la partecipazione di qualche bella scoperta derivante dai suoi studi o dalle sue ricerche, e la voglia di sentire ciò che di bello avevo scoperto io.
Come Padre Spirituale
Quando il 15/10/1972 morì P. Gianni Poggiaschi, mio Padre Spirituale fin dal liceo, chiesi a don Luciano di “prendere per mano” la mia anima. Accettò con un sorriso e con umiltà. Per 12 anni mi ha sempre accolto festosamente, con gioia; mi ha dato tutto il tempo dovuto e tutta l’attenzione possibile. Posso dire di aver “visto il Padre” in lui; la sua umiltà infinita, la sua mitezza, e dolcezza senza limiti, la sua gioia.. Da lui mi sono sentito custodito da Cristo stesso, protetto, consolato, rianimato. Per lui ho potuto provare un continuo stupore per la misericordia e l’amore di Dio. Come sacerdote di Parrocchia, ricordo sempre questo insegnamento da lui più volte ribadito: “Tutto quello che fai per le anime – anche i numerosi e interminabili funerali – serve per la tua santificazione e per la salvezza dei fratelli; e tutto sia fatto con molta fede e amore, dando così una buona testimonianza di Gesù Cristo” Non dovevo mai sentire come “sprecato” il mio ministero, neppure durante i corti funebri dalla Camera Mortuaria alla Chiesa e dalla Chiesa al Cimitero; anzi don Luciano diceva:” Non puoi immaginare quanto bene faccia un sacerdote che accompagna pregando con devozione un defunto alla sepoltura”. Mi è stato di grande aiuto, anche perché in certi anni, come nel 1973, ho fatto anche173 funerali, impiegando in essi pomeriggi interi.
L’altro insegnamento che cerco di non dimenticare è la parola che mi disse con calore un giorno; era in confessionale, la Chiesa del Santuario di Poggio era già piena di gente venuta per la Messa. Dal confessionale don Luciano uscì un bel po’ in ritardo sull’orario della Messa. Glielo feci notare. Rispose. “Ma si tratta di un’anima!”. Un insegnamento che rimanda al cuore del ministero sacerdotale: la salvezza eterna delle anime, di ciascuna anima. Esortava a considerare la ricchezza infinita del sacerdozio ministeriale: portatori di Gesù, portatori dello Spirito Santo, portatori del conforto e della misericordia del Padre, portatori di salvezza a “tutto il popolo”.
Nello stesso tempo si preoccupava moltissimo per sé – chiaramente purchè fosse anche la mia massima preoccupazione – di essere un sacerdote “autentico”: autenticità nel guidare gli altri nella preghiera, rifuggendo da ogni ipocrisia, e vivendo un rapporto sempre più vero e profondo di confidenza, di amore, di adorazione verso il Cristo e il Padre Suo e vivendo sempre come un bimbo sotto gli occhi della Madre Celeste. “Famosa e frequente sulla sua bocca la parola che la mamma del Card Mimmi diceva a lui quando era un bimbo o un ragazzo: “Vatti a far guardare dalla Madonna”). “Autentico” nella predicazione; anche se è vero che la Parola di Dio è efficace, tuttavia il sacerdote deve affaticarsi e “lottare” per trovare con la grazia di Dio le parole che sappiano raggiungere il cuore dei fedeli per illuminarli, convertirli, rallegrarli e spingerli alla compunzione.
Casalecchio di Reno
10/8/1995
d.Giorgio Sgargi