Siamo stai un mese insieme nell’infermeria del seminario: io facevo la II ginnasio e lui la I liceo.
Don Luciano aveva una pleurite che non guariva mai, ma lui era sempre sereno e sorridente, era tranquillo e scherzava. Amava molto l’arguzia, la facezia. Poi l’ho perso di vista, perché io facevo il ginnasio in Via Umbro I e lui il liceo in Via dei Mille. Lo vedevo alle premiazioni, il primo era don Amedeo e don Luciano aveva sempre il 2° premio. Poi l’ho perso di vista e l’ho incontrato a Castel San Pietro dopo molti e molti anni, al Santuario, perché mio nipote era medico all’ospedale e facevamo delle giornate di ritiro, noi due soli. Facevamo la meditazione di un’ora insieme, poi le lodi e l’ora media. Poi io celebravo e lui serviva e ci confessavamo a vicenda e continuavamo per un bel po’. Lui si confessava anche se si era confessato il giorno prima: aveva una grande sensibilità di coscienza. Nella sua vita brillavano la serenità, la semplicità, il sorriso e la disponibilità a qualunque ora e in qualunque momento. Pranzavamo insieme lui faceva da cuoco, poi si metteva su una sedia a sdraio a riposare. Nel pomeriggio chiamava un amico che mi portava in macchina a Castel San Pietro, qui io prendevo la corriera per tornare a casa.
Quando andava a farsi visitare dal Professor Giungi (ospedale di Castel San Pietro) si metteva sempre all’ultimo posto, e la visita diventava il pretesto per una lunga conversazione amichevole.
Quando fu aggredito scusava quelli che lo avevano maltrattato.
Pregava in modo silenzioso, con la testa bassa, le mani sugli occhi. Preghiera silenziosa, piena di intensità e di calma . Teneva compagnia a Gesù come quando si sta vicino a qualcuno che si ama. Era lo Spirito Santo che lo guidava, lo ispirava lo illuminava e gli suggeriva i sentimenti che esprimeva col cuore e con le labbra. Nella preghiera personale non sentivo la sua voce.
Ci siamo visti a Borgo Novo (Sasso Marconi) durante una giornata sacerdotale dalle Missionarie dell’Immacolata e in quell’occasione ci siamo confessati a vicenda. Lui è morto due giorni dopo.
Bologna, Casa del Clero
17 novembre 1993
Don Alberto Zanarini