L’ho conosciuto nell’anno scolastico 1928/29 nel Seminario diocesano di Piazza Umberti I (oggi Piazza dei Martiri), quando io ero seminarista in III ginnasio e lui era viceprefetto della camerata Santo Stanislao della quale io facevo parte. Don Luciano frequentava la I liceo nell’adiacente pontificio seminario regionale Benedetto XV. Come viceprefetto stava con noi nelle ore libere dalla scuola, sorvegliando dalla piccola cattedra noi, ragazzi della camerata.
Quello che ricordo bene era la sua condotta esemplare sotto ogni punto di vista, senza eccezioni, e in particolare la sua grande pietà e bontà nei nostri riguardi. Non ricordo alcun episodio di intolleranza, di preferenze o ingiustizie verso l’uno o l’altro di noi. Non si poteva non volergli bene e stimarlo.
In seguito non ho avuto molte occasioni di seguirlo da vicino, in quanto abbiamo svolto il nostro ministero in zone troppo distanti, io nell’alta Val di Reno e lui in pianura. Ci si incontrava qualche volta in occasione di convegni di studio in qualche parte d’Italia, ai quali io solevo essere assiduo, e spesso anche lui, con la comune abitudine di registrare, per quanto possibile, le conferenze (700/800 dice Vincenzo Cavina), e ciò dimostrava il suo vivissimo desiderio di tenersi aggiornato culturalmente e teologicamente. Ogni incontro era festoso, con immancabile accenno alla “sua” Madonna, di cui mi regalava una immaginetta, dimostrandosi in tal modo il prete di somma pietà e zelo quale lo avevo conosciuto tanti anni prima.
Non mi risulta che abbia fatto critiche verso i Confratelli e i Superiori o altri. E’ inimmaginabile che sia venuto meno agli obblighi fondamentali del sacerdozio.
Bologna, Casa del Clero
17 novembre 1993
Mons. Francesco Marchi