Già lo scorso anno avevo parlato di un particolare aspetto della figura di Don Luciano, visto come “uomo di cultura” e questo rilevandolo dall’esame della sua “biblioteca personale”. Si possono trovare in essa numerosissimi libri ed opuscoli riguardanti rivelazioni private: e fra di esse anche diverse sulle quali la chiesa manteneva e mantiene un atteggiamento di cauta osservazione. Ma anche, e ciò può apparire più sorprendente, libri di spiritualità non cristiana, come quelli della “ cascina di Krishna” , concludendo che faceva parte della ricchezza spirituale di Don Luciano saper attingere il bene dovunque esso si potesse trovare, eliminando con sicurezza tutto ciò che non apparisse conciliale con la tradizione cristiana, e con le direttive del Magistero. Don Luciano metteva così in pratica il consiglio di San Paolo “non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie, esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono; astenetevi da ogni specie di male”
Vorremmo quest’anno ricordare qual’era l’atteggiamento di Don Luciano quando si trovava di fronte a notizie su apparizioni della Madonna, o di particolari segni soprannaturali. Mi pare integrante parlarne oggi, quando tanto si parla di Madonne che piangono, che versano sangue ecc.. io penso che se Don Luciano vivesse oggi non mostrerebbe né la curiosità di quelli che vogliono vedere con i loro occhi, per poter dire il loro parere nelle discussioni con gli amici, né lo scetticismo preconcetto di quelli che dicono “ma come si possono credere cose simili!” , oppure “chissà quale imbroglio c’è sotto” A Don Luciano non interessava tanto formarsi una propria opinione sul carattere spirituale dei fenomeni: sapeva benissimo che questo è compito della superiore autorità ecclesiastica, che in queste cose è sempre prudente ed “attendista”.
A lui interessavano gli effetti che queste notizie producevano nella devozione popolare. Se vedeva rifiorire la fede, incontrava persone che per queste vie ritrovavano il gusto della preghiera, ecc.. egli era felice e pensava che si doveva comunque riconoscere e lodare la presenza dello Spirito del Signore che soffia come vuole e dove vuole (Gv 3,8)
È noto che Don Luciano varie volte si è recato a Metjugorje: io ne ho parlato spesso con lui per chiedergli che cosa ne pensasse. Egli rispondeva sinceramente, ma non per dire la sua opinione sulla natura dei fatti, per dire se era veramente la Madonna che appariva e che parlava. Mi diceva invece che era stato invitato da gruppi di pellegrini: mi parlava della semplicità della loro fede, della manifestazioni di pietà e di preghiera di cui era stato spettatore, di autentiche conversioni che si erano verificate e di cui egli poteva farsi testimone. E concludeva che finchè si potevano constatare simili effetti, bisognava riconoscere che era lo Spirito del Signore che continuava ad apparire nella sua Chiesa. Se ci pensiamo, questo è lo stesso atteggiamento che tiene l’autorità della Chiesa di fronte a questi fatti. Essa non pretende di giudicare i fatti o di spiegarli: ma giudica dai fatti, conforme all’insegnamento del Vangelo: “un albero buono non può produrre frutti cattivi né un albero cattivo produrre frutti buoni…dai loro frutti dunque li potete riconoscere” (Mt 7,18-20)
Ma per quanto riguarda D. Luciano possiamo rilevare una sua tendenza di carattere più generale, che ci sembra molto istruttiva. Egli era tutt’altro che ingenuo e credulone: era anche dotato di un’intelligenza sempre aperta e vigile. Quando però si trattava della propria fede egli non si collocava sul piano della ricerca intellettualistica, su procedimenti fondati sul dubbio e sulla provvidenza. Egli cercava di mantenersi sempre inserito nella correnti più autentiche della vita spirituale della Chiesa, condividendo la fede più semplice del popolo cristiano. Anche in ciò egli si comportava in piana armonia con il Vangelo: “Ti benedico o Padre. Signore del cielo e della terra perché hai tenuto nascoste queste cose ci sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli” (Mt 11,25)
Mentre era più prudente direi quasi diffidente ed in atteggiamento di difesa davanti alle nuove teorie degli studiosi, alle elucubrazioni di una certa teologia, Don Luciano si sentiva sicuro quando si immedesimava con la fede semplice del popolo di Dio che egli alimentava e della quale egli si nutriva. Per concludere, ritornando a parlare dell’atteggiamento di Don Luciano di fronte a manifestazioni straordinarie della divina Presenza, come apparizioni, miracoli, prodigi ecc diciamo che si può ammirare anche in questo campo l’equilibrio e la serenità della fede di cui egli dava prova. Egli non nutriva né la curiosità di coloro che amano vedere e parlare dei prodigi come per cercarvi una conferma della loro esistente fede, né lo scetticismo degli intellettuali che cercano sempre una spiegazione dei fatti che permetta loro di rimanere nell’ambito della loro incredulità. Dice S. Paolo nella prima lettera ai Corinti: “dov’è il sapiente? Dov’è il dotto? Dove mai il sottile ragionatore di questo mondo? Non ha forse Dio dimostrato stolta la sapienza di questo mondo?…mentre i Giudei chiedono i miracoli ed i Greci cerano la sapienza, noi predichiamo Cristo Crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani: ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo Potenza di Dio e Sapienza di Dio” (1,20-24)
Don Luciano sapeva che colui che crede che la Potenza di Dio si è già manifestata nel Cristo Crocifisso e risorto, non può stupirsi di fronte ai prodigi con cui Dio, se e quando vuole, può manifestare la Sua Presenza. Ma sapeva anche che il diavolo è la “scimmia di Dio” e talvolta quelli che sembrano prodigi di origine divina sono manifestazioni del Mentitore che cerca continuamente di confondere le certezze dei Credenti: “allora dunque, se qualcuno vi dirà: Ecco, il Cristo è qui, ecco è là, non ci credete: perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti, e faranno segni e portenti per ingannare, se fosse possibile, anche gli eletti voi però state attenti! Io vi ho predetto tutto” Mc 13,21-23.
Don Vittorio Grandi